Lassù, in cima alla collina, te ne stai, o Madre, con le braccia distese per accarezzare in ogni ora del giorno la città di te devota e a te consacrata.
Ogni anno scendi a guardare negli occhi i tuoi figli; e sorridi compiaciuta se a questi nulla manca di quel che era; e t’affretti a ridestar fiducia quando t’accorgi che quegli volge di là lo sguardo.
Grazie riporti a noi dal Monte; e più ne spargi per le vie e le case, e più ne abbonda il tuo gentile seno.
Alla sera il tuo tempio si riveste di tenera luce che conforta gli occhi di chi prega e offre coraggio al frettoloso.
Talvolta la luna ti parla e s’aggiunge alle voci degli archi supplici illuminati del tuo salire.
E quando il cielo s’imbruna, rosariare con te, che ti nascondi a tratti tra le fronde e riappari, è gaudio; è sostegno per chi si addolora.
Tu accogli ogni Ave e la purifichi dal distratto pensare, come donna che gode toccando e ritoccando i capelli del suo fanciullo.
Sei pace per chi corre sulla via maestra e per i tanti che dormono in Certosa, anche per chi esulta nelle ludiche sere o tra le voci che cantano, e l’eco della folla.
Non ignorare mai, o Madre di San Luca, nessuno di noi, nemmeno coloro che ti guardano dai vetri del MAGGIORE.
Senza i tuoi occhi che vegliano, noi fatichiamo tutti a riposare, la notte.
Don Erasmo Magarotto FdP