Carissima /o,
auguri per il tuo compleanno.
Prima di darla all’aritmetica la serie dei tuoi anni forse vale la pena metterla di fronte ad un albero che è una buona cattedra di vita.
Non per darti suggerimenti su come vivere- questo lo conosci bene- ma per fare un bel gioco, contare i rami, le foglie, il tronco, le radici, il terreno su cui è piantato e applicando ogni elemento dell’albero alle azioni del passato: vedo la bella foglia fresca dell’entusiasmo giovanile, vedo il ramo robusto e slanciato e mi sovviene la maturità quando ho preso una decisione, vedo qualche ruga o cicatrice o nodo nel tronco e mi ricordo delle sconfitte e delle riprese; vedo un ramo spezzato e mi accorgo di aver persa una battaglia quando ho tentato di usare il metodo dei pugni anziché del dialogo.
Ne vedo molte di cose della mia vita stendendo le braccia ai rami dell’albero e restando ritto appoggiato al tronco per confrontare la tenuta della mia volontà.
E poi mi piace, data l’estate, togliermi i sandali e appoggiare i piedi nudi sulla terra nuda: provo piacere nel sentirmi parte del suolo che, perché umile, sorregge ogni peso della storia di ogni tempo, e sorregge me, senza dirmelo.
È per questo che Dio ha messo l’uomo nudo nel paradiso degli alberi belli che sono la sua prima libreria con cui scoprire l’Autore.
Ci vuole coraggio per accostarsi con l’anima all’albero.
Non bisogna essere frettolosi tradizionalisti o mezzo addormentati e comodi.
Occorre bruciare di verità per essere in grado di conoscere se stessi. Don Abbondio non ha mai cercato nessun albero per confrontarsi, perciò è rimasto Don Abbondio.
Ti auguro che i tuoi anni siano una riscoperta giornaliera degli ideali più belli che sono in te, che le sconfitte, se ci sono, cicatrizzino con il balsamo dell’intelletto d’amore.
Don Erasmo e la Comunità Parrocchiale.