Un colpo di vento spalancò la porta e una lieve favilla di neve si mise a camminare nella stanza, tacitamente, destando tuttavia dal sonno due sposi.
Era l’ora, in una notte profonda di freddo.
Nemmeno un rumore all’intorno. Terminati gli indugi, scesero giù nella stalla: l’asinello era sveglio da tempo e aspettava, muovendo a cadenza gli zoccoli e mordendo con gusto la biada.
L’uomo, con mano dolcissima abbracciò la sua donna e con tenerissimo gesto la pose sul dorso del quieto giumento.
Insieme, silenti, si mossero adagio, fissando ancora una volta consguardo pietoso le mura di casa sì povere e sì adorne di affetti. La via era bianca di neve. Un angelo orante rompeva in un tratto l’oscuro della notte con la fiamma degli occhi e indicava la strada.
Nel cammino schivavano le pozze di fango; le falde cadendo sul capo, sul petto e sul dorso dei pellegrini pietosi, formavano un candido manto, mentre sulla terra cedevano al loto il loro puro biancore.
Quando la luce dell’alba tentò di far nozze col giorno, la neve pian piano cessò di cadere. Una barca guidata da messi divini era pronta ad accogliere i beati viandanti; veniva sospinta dai remi e dalle mistiche angeliche ali.
Di là dalla sponda una palma faceva da madre e invitava gli sposi a cibarsi.
Ripresero il viaggio tra dune e viottoli sassosi; e giunsero, ignoti, tra genti straniere. Non chiesero nulla, ma solo una stanza o anche una stalla. Le genti straniere pian piano divennero amiche e porsero il cibo spegnendo in tal modo la fame e l’affanno.
Poi, giù nella stalla, accanto al giumento, in mezzo alla paglia, si stese la donna; ed allora l’uomo aperse il fagotto che il mite animale teneva sul dorso: i lini sapevan di casa, eran lindi alla pari dell’anima di chi li spiegava, di lei che, gravida, muoveva a rilento le tenere membra. Ad ogni fatica e scossone donava un sorriso che pareva di cielo. Allora ognuno decise di uscire, lasciando la donna in un mistico sogno. Restò l’asinello con lei.
Al mattino una luce penetrò dall’imposta; accorsero amici e bambini e anche l’uomo che, a custodia, l’aveva accompagnata nel lungo cammino tra nevi e tra dune.
Cento e più angeli cantavano lieti e facevano coccole al Bimbo e carezze a quel volto di Mamma. Era tutto un mistero che nutriva di gioia ogni cuore.
Così, anche là, dove pareva straniera la vita, ove non s’accendono lumi all’Eterno né si ammirano squarci di cielo, un Bimbo, il più bello, nasceva, una notte, sulla paglia dorata.
(Don Erasmo)