Carissimo / a
Don Orione e la nostra parrocchia ti sono vicini con l’affetto e la preghiera. Mi viene alla mente, in questo novembre dai colori forti delle siepi e dei vigneti, un pensiero sulla fiducia in Dio che dobbiamo mantenere costante, perché -come capita- non sempre tutto quello che chiediamo a Lui è il meglio per noi.
Siamo infatti portati a dare grande valore alle cose che appaiono o ci soddisfano, e non consideriamo attentamente quanto ci fa bene o quanto possediamo.
Ricordo una favoletta che imparavo sui banchi di scuola;
-un cervo vanitoso si è messo un giorno davanti allo specchio e cominciò a dirsi: “Quanto sono belli i rami che mi ornano il capo; certamente farò
invidia a molti nella prateria. Se osservo invece le mie gambette piccole e brutte … è meglio che non le guardi a lungo”.
Andando un giorno in campagna vide una muta di levrieri, i quali cominciarono a inseguirlo.
Egli si mise a correre più che poteva; ma si imbatté presto in una boscaglia, le corna si impigliarono tra i rami e fu costretto a fermarsi.
Quel che seguì fu un buon pasto per i cani.
La favoletta è piuttosto eloquente. Accettiamoci come siamo; c’è una mano provvidente che ha cura di noi. Forse quel che apprezziamo di più di noi stessi può essere talora di impedimento alla piena felicità, mentre ciò che conosciamo poco o trascuriamo può diventare la nostra via di salvezza.
Quel che conta è il bene ultimo della nostra vita per raggiungere il quale occorre impegnarsi ogni giorno con i mezzi che natura e Dio ci hanno gratuitamente elargito.
Con affetto auguriamo ogni felicità.
I sacerdoti della parrocchia